Giorgio Panariello parla della sua infanzia difficile segnata dall’assenza della madre

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Giorgio Panariello racconta la sua infanzia segnata dall’assenza della mamma, un passato doloroso, ma il comico è riuscito a curare le sue ferite.Non è la prima volta che Giorgio Panariello parla della sua infanzia difficile, segnata dall’assenza della madre – che lo ha abbandonato dopo averlo partorito -, ma ogni volta il dolore per quel passato è sempre vivo, nonostante abbia imparato a conviverci. Il comico, in collegamento con I Lunatici su Rai Radio 2, ha ripercorso quegli anni: “Sono stato adottato dai miei nonni perché mia madre se ne è fregata di me. Era una ragazza madre, non sapeva come gestire la cosa, mi ha lasciato all’ospedale. I miei nonni sono venuti a prendermi e mi hanno portato in Versilia con loro”.

L’anno dopo è nato suo fratello Franco – scomparso tragicamente nel 2011 – ma per lui in casa non c’era posto: “Loro avevano già cinque figli, non potevano tenere in casa un altro ragazzino, perché mia madre aveva lasciato anche lui. Non potevano adottarlo e lo hanno messo in collegio. Poi nel tempo ci siamo ritrovati”. Di quel periodo ha ricordato: “Vedevo questo ragazzino che veniva a casa per le feste comandate, per il suo compleanno.

Pensavo fosse un amichetto. Poi col tempo ho iniziato a fare domande, e mi hanno detto che era mio fratello. Franco ha preso con grande dolore questo abbandono doppio, ho convissuto con la sua vicenda, che poi ho anche raccontato in un libro. Però devo essere sincero – ha detto ancora. Ho avuto un’infanzia dura, difficile, ma non infelice. I miei nonni non mi hanno fatto mancare niente. Purtroppo non hanno potuto fare la stessa cosa con mio fratello”. La passione di Giorgio Panariello per le imitazioni, su cui ha costruito una carriera, è nata proprio lì in Versilia: “A 8 anni mi chiudevo in bagno e con la spazzola di mia nonna mi intervistavo. La verve comica è venuta dopo. Negli anni ’80 imitavo Zucchero, Renato Zero, Benigni.

Prima di fare quello, imitavo i personaggi del paese. Quelli del bar, persone reali che incontri per strada. Ho vissuto in Versilia da ragazzo, sono stato adottato dai nonni, sono cresciuto con loro. In inverno quando i turisti se ne vanno e rimane la secca dei personaggi del posto, io andavo al bar e me li studiavo. Memorizzavo questi personaggi – ha spiegato – li interiorizzavo, li rivedevo alla mia maniera, e poi li ho ritirati fuori. Un giorno Carlo Conti mi chiese se avessi dei personaggi da proporre per uno spettacolo, non imitazioni, e io risposi che avevo il cassetto pieno”. Sull’imitazione di Renato Zero: “Sono andato avanti con gente che mi diceva ‘facce Renato Zero’ per anni. Lui all’inizio questa imitazione non l’aveva presa bene. Poi nel tempo ho avuto la fortuna di diventargli amico, quando ha capito l’onestà e l’amore che metto nella mia imitazione.

La prima volta che ha visto la mia imitazione era in un albergo – ha raccontato Panariello -. Pieraccioni voleva fare uno scherzo a Cecchetto, mi chiese di vestirmi da Renato Zero, di andare in Versilia, con lui che mi avrebbe intervistato. Io dovevo sembrare Renato Zero. Io e Pieraccioni registriamo questa cosa, Leonardo la porta a Cecchetto, che ci casca e la manda in onda. Renato la vede mentre era in un albergo chiama suo fratello e gli fa ‘A Giampiè ma quando cavolo l’abbiamo fatta st’intervista che sto vedendo in tv?’. Poi tra me e Zero è nata una grande amicizia, siamo nati lo stesso giorno, ci sono tante affinità”.

 

Giorgio Panariello parla della sua infanzia difficile segnata dall’assenza della madreultima modifica: 2022-07-05T16:04:05+02:00da nessi-15
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