Little Tony la figlia Cristiana Ciacci racconta i duri conflitti con i suoi genitori

cristiana ciacci

Cristiana Ciacci la figlia del cantante Little scomparso nel 2013 racconta i durissimi conflitti con i suoi genitori. In questa lunga intervista esclusiva al settimanale “Oggi”.Cristiana Ciacci è l’unica figlia di Little Tony, al secolo Antonio Ciacci, e Giuliana Brugnoli. Il cantante, scomparso nel 2013 dopo un tumore contro il quale ha lottato per ben sette anni, non riceve un buon trattamento dall’erede. Che non usa mezzi termini nel parlare del padre in questa intervista esclusiva sul settimanale Oggi. – Le giacche con le frange, il ciuffo impomatato, l’aria da ribelle senza ribellione. Little Tony aveva cucito su di sé un personaggio rassicurante. «Non ci era arrivato per caso. Papà studiava meticolosamente Elvis Presley e Nando Meniconi, il personaggio di Alberto Sordi in Un americano a Roma», racconta la figlia Cristiana. «Però a casa mia, quando ero piccola, non c’era quella atmosfera rassicurante che si viveva ai suoi concerti. Io sola so quanto ho sofferto». Perché? «Mio padre e mia madre Giuliana si sono lasciati poco prima che nascessi, ma si sono amati fino alla fine. E fino alla fine non sono mai stati un granché come genitori. Forse erano troppo impegnati a tenersi testa. Il ricordo più vivido che ho è quello della loro assenza». Che cosa intende? «Mia madre era una donna affascinante e libera. Come figlia l’ho anche detestata, ma era un inno all’indipendenza in una società più maschilista di quella di oggi. Era gelida e bollente al tempo stesso. Se mio padre la tradiva, lei lo ripagava scomparendo per una settimana con qualche amico speciale: erano tutti su un’agendina. Mio padre era abbonato a Playboy? Lei collezionava Playmen. Aveva una concezione libera della sessualità. Quando, sedicenne, ebbi il primo ragazzo mi lasciava sempre libero il suo letto tondo». Era un testa a testa? «Lui aveva comprato per loro una splendida villa, lei non si è mai mossa dalla sua piccola mansarda. Non le fregava nulla di gioielli, soldi, flash. Le racconto un dettaglio che illustra bene le personalità dei miei genitori: il bagno di mio padre era pieno di lozioni per capelli. Quello di mia madre di libri gialli. Voleva solo essere libera e non rendere conto a nessuno». Perché era una bambina triste? «I miei si separarono che ancora dovevo nascere. Lei faceva l’hostess, sulle tratte internazionali. Mio padre era sempre in tournée. Io passavo mesi da sola, affidata a tate che cambiavano di continuo. Il termine “umiliazione” per me ha un significato concreto, legato a una situazione precisa. Mia madre che torna a casa dopo settimane di attesa struggente. Finalmente stiamo insieme, faccio mille programmi per i giorni che ci dividono dalla sua nuova partenza. Poi arriva una telefonata e dopo pochi minuti la vedo arrivare con due valigie: una grande per lei e una piccola per me. Si attacca al telefono con l’agendina in mano e cerca qualcuno che mi tenga fino al suo ritorno. Soffrivo per il fatto che anticipava la partenza, soffrivo per tutti i rifiuti che ricevevo, soffrivo perché sapeva zittire ogni mio capriccio con un’occhiata». Non avrebbe potuto vivere con suo padre? «L’ho fatto. Tornava dai tour con un sacco di regali, era felice di rivedermi. Mi abbracciava, era pieno di entusiasmo, ma dopo dieci minuti non sapeva più cosa fare di me e così andava in camera sua e io restavo con la governante. Anche quando stavamo insieme per qualche giorno non cambiava nulla. Alle ore dei pasti faceva preparare un buffet. Ognuno si riempiva il piatto e mangiavamo separati. Spesso portava a casa qualche ragazza. Nessuna diva: erano tutte poco impegnative e molto più giovani. Le odiavo: stavano lì solo per avere soldi e regali. Credo che lui in fondo lo sapesse. Forse anche per quello non si staccava mai veramente da mia madre, l’unica che non gli aveva mai chiesto una lira. Se doveva prendere una decisione importante era la prima che chiamava, anche se non stavano più assieme da anni. E anche lei, quando scoprì di avere un tumore, lasciò per la prima volta la mansarda e si rifugiò in una dépendance della villa di papà». La malattia domò il carattere di sua madre? «Mia mamma era indomabile. Ricordo che lei avrebbe voluto godersi gli ultimi mesi, senza curarsi. Tanto feci che la convinsi a operarsi, all’estero. Purtroppo non fu un intervento risolutivo e la malattia progredì. Mentre ero fuori casa tentò il suicidio e quando rientrai mi sibilò: “Per colpa tua non ho più nemmeno la forza per ammazzarmi”. L’odio che sentii nella sua voce non lo posso dimenticare». Cos’altro non può dimenticare? «Mio padre che mi dice “Che tragedia” quando gli annuncio che sto aspettando il mio primo figlio. Diciamo che, tra tutti e due, per la mia autostima non hanno fatto molto».
Lei però ha poi accompagnato a lungo suo padre nei concerti, ha lavorato con lui. «Sul palco mi sorrideva, mi faceva l’occhiolino, ci divertivamo. Forse cantavo con lui perché solo sul palco sentivo che c’era quel feeling che ho cercato tutta una vita».
Ha trasformato la sua storia nel libro Mio padre Little Tony. «Credo di averlo fatto come terapia. Ho sofferto di anoressia per 15 anni, sono stata in analisi, ho fatto errori, ho tradito uomini che mi amavano. Ora chiudo il cerchio. Mio padre era un uomo generoso e buono. Mia madre una donna intelligente e forte. Nessuno dei due era adatto a fare il genitore. Non è colpa loro se ho sofferto. Non è colpa mia se non mi sono sentita amata».

Little Tony la figlia Cristiana Ciacci racconta i duri conflitti con i suoi genitoriultima modifica: 2021-06-23T19:45:01+02:00da nessi-15
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