Lucrezia Lante della Rovere mia mamma Marina mi manca sempre di più

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Lucrezia Lante della Rovere si racconta a tutto campo: gli amori con Luca Barbareschi e Giovanni Malagò, le figlie, il cinema. Ma soprattutto ricorda il rapporto con mamma Marina Ripa di Meana: “Trasgressiva e bacchettona, mi manca sempre di più”. L’attrice ne parla al Corriere della Sera, rammentando le clamorose liti che la catapultavano sulle cronache rosa. Come quando la madre la convinse ad andare alla prima alla Scala di Milano con un vestito di visone bianco, un tranello provocatorio in cui cadde: “Io, ignara, in pelliccia dentro al teatro, lei fuori nella piazza davanti alla Scala mentre, a seno nudo in pieno gennaio, faceva una manifestazione animalista contro l’uso delle pellicce bruciandole… Venni travolta da un turbine di paparazzi, perché era clamoroso che la madre usasse la figlia per una denuncia sociale… Non ci parlai per un anno… Ma ora ci rido. Mamma era fatta così, perennemente sopra le righe, la sua esistenza un’altalena di eventi… Quando aveva un’idea non guardava in faccia a nessuno, passava sul cadavere di chiunque e se io mi arrabbiavo, ribatteva che non avevo ironia, esclamava: e fatti una risata!” Però non dimentica le tante battaglie civili che ha fatto, persino quando si ammalò “spronando gli altri a non vergognarsi, a superare i pudori, i pregiudizi, a parlare del problema e non sentirsi malati nella vita”. E, giura “mi manca sempre di più. A differenza di mio padre, che aveva il mal di vivere, si limitava a sopravvivere, era dipendente dall’alcol e non ha avuto una bella vita, ho ereditato per fortuna da lei dei cromosomi veramente tosti, direi maschili. Era una madre forte, anche severa e bacchettona”. Già, perché con la figlia era piuttosto rigida: “Una contraddizione davvero buffa per una donna così libera, spregiudicata. Quella volta che mi beccò a letto con un mio fidanzato, mi fece una scenata, poi se ne andò infuriata e scandalizzata”. Lucrezia, confessa, ha sempre desiderato la normalità: “Oggi, che sono invecchiata, la penso diversamente: della mia famiglia non è rimasto più nessuno, sono l’unica superstite ed è un peccato che non ci siano eredi, oltre me, che abbiano il mio cognome, una discendenza importante… All’epoca invece mi pesava e desideravo nasconderlo anche quando ho iniziato a lavorare. Volevo emanciparmi, essere autonoma, autosufficiente, guadagnare i miei soldini e affrancarmi dalla famiglia. Fare la modella era la cosa più facile: ero carina, magra, ero dotata di un certo portamento…” Poi Mario Monicelli la scelse al cinema per Speriamo che sia femmina: “Ben presto ho capito che raccontare delle storie era per me la strada giusta, pane per i miei denti. Per un timido è come mettersi alla prova, di fronte a un baratro, un modo per superare le insicurezze”. Ad insegnarle molto fu uno dei suoi amori, Luca Barbareschi: “Quando ci siamo messi insieme, lui a 36 anni era già famoso: era bello, trasgressivo, intelligentissimo, già antipatico a tutti. Avevo dieci anni di meno, ero acerba e pazza di lui, lo stavo ad ascoltare con la mascella che mi cascava, a bocca aperta, ma era durissimo, severo… Diceva che ero dotata di un mondo emotivo, di grande sensibilità che lo affascinava, ma altrettanto priva di tecnica. Mi scritturò per lo spettacolo Oleanna di David Mamet e mi fece studiare tantissimo, non solo il copione… Mi costringeva a tenere una matita in bocca fino allo sfinimento per migliorare la dizione e poi si inventava dei trucchetti quando ci trovavamo in palcoscenico…” Tipo lasciarla sola in scena quando non era convinto della sua recitazione. Pur giovanissima, Lucrezia era all’epoca già mamma di due gemelle, Vittoria e Ludovica, avute a soli 21 anni da Giovanni Malagò. Anche lui un uomo deciso: “Una volta gli chiesi: tu lo sai cosa vuoi diventare? Lui rispose serio: sì, il presidente del Coni. Aveva solo 28 anni! Accipicchia! Tanta determinazione e stabilità, forse troppa. Tanto che poi da Giovanni sono scappata a gambe levate come Willy il coyote”.Non si sente ancora soddisfatta nella vita e prova sempre a migliorarsi, cercando ruoli diversi nella recitazione. E come mamma, com’è stata? “Una madre ragazzina, sono cresciuta insieme alle mie figlie, che ovviamente hanno fatto le spese della mia inesperienza. I figli hanno bisogno di punti fermi, solidi, io cercavo di essere una brava educatrice, a volte mi inventavo di essere persino severa, ma ero ansiosa, spaventata dal fatto di non riuscire a essere una brava madre. Anche perché col mio mestiere, tra set e tournée, sono sempre stata in giro. Però per fortuna ho due bravissime figlie, che non fanno le attrici… E mi hanno dato quattro nipotini: tre femmine e un maschio. Sono molto fiera di farmi chiamare nonna… Quando sento quelle vocine cucciolette che mi chiamano nonna Lu mi sciolgo, mi si apre il cuore…”

Lucrezia Lante della Rovere mia mamma Marina mi manca sempre di piùultima modifica: 2021-09-01T16:38:32+02:00da nessi-15
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